domenica 8 febbraio 2009

Le ravioles della Val Varaita al burro nocciola

La Val Varaita è considerata, giustamente, una tra le più belle vallate che circondano la provincia di Cuneo. La valle ha inizio dai 400 metri di altitudine di Costigliole Saluzzo e si sviluppa verso Ovest in direzione pressoché rettilinea fino a Casteldelfino, dove si biforca in Valle Varaita di Bellino e Valle Varaita di Chianale. La strada principale risale ques'ultimo, fino al Colle dell'Agnello (2748 m), che chiude a monte la testata della valle, conducendo in Francia (regione del Queyras). Sia d'estate che d'inverno, la Val Varaita offre mille occasioni per i turisti, ha boschi fantastici, montagne verdi d'estate e bianche in inverno. Ci sono poi, manifestazioni particolari tipo la bajo di Sampeyre, una rievocazione storica che si fa ogni cinque anni. Molto rinomato è poi, anche il Santuario di Valmala, uno dei luoghi tradizionali dei pellegrinaggi Mariani, molto frequentato in provincia di Cuneo.
In tutto questo incanto, non ci si deve dimenticare delle speciali prelibatezze che si possono gustare in valle. Io conoscevo una signora, nonna Maria, che era residente in Val Varaita, ma veniva sovente a trovare la figlia, ottima amica di mia mamma, che abitava vicino a noi. In quelle occasioni, nonna Maria mi ha insegnato il segreto delle ravioles, o chicche o gnocchi della Val Varaita. Purtroppo lei non c'è più, ma io tutte le volte che faccio questo tipo di pasta, penso a questa signora, donna tipica delle nostre montagne, ruvida, diretta, a volte anche dura, ma con un cuore grande così.
Ingredienti: un chilo di patate, 400 gr di farina 00, 100 gr di tumin del Mel (se non lo trovate, va bene una buona toma o robiola morbida), un uovo, una bella manciata di grana grattugiato, due pizzichi di sale, un po' di noce moscata, burro.
Bollire in acqua leggermente salata le patate con la loro buccia, scolarle, pelarle e passarle alternandole a pezzetti di tumin. Lasciar raffreddare il composto, quindi aggiungere la farina, l'uovo, il formaggio grattugiato, il sale e la noce moscata. Impastare bene bene,
quindi procedere alla preparazione delle ravioles. Come per i gnocchi normali, si divide la pasta in tanti pezzettoni che si lavorano con le dita fino a formare dei lunghi cordoncini, che per questi gnocchi devono essere più sottili e tagliati a tocchetti più piccoli. Qui sto facendo questa operazione aiutata dalla mia nipotina Alis, che mette le sue manine dappertutto.




Per dare la forma a fuso, si rotolano i gnocchetti tra i palmi delle mani ben infarinate.

Si cuociono pochi per volta e sono pronti quando vengono a galla.




Qualcuno li condisce con burro e salvia, io li preferisco con il burro nocciola, che non è altro che burro fuso, un pochino bruciacchiato.

Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Tati gnocchi e quenelle ed alla raccolta di Giugiu dimmi una ricetta del tuo paese.